Possibilità di parità alle elezioni, secondo i modelli previsionali

In quelle che potrebbero essere le elezioni più ravvicinate della storia americana, le possibilità di un pareggio 269-269 nel collegio elettorale sono insolitamente plausibili, secondo recenti modelli di previsione e sondaggi.

L’analista di sondaggi Nate Silver ha detto martedì in un post sul blog che le probabilità sono “il più vicino possibile al 50/50”.

Silver ha eseguito 80.000 simulazioni elettorali nel suo modello di sondaggio aggregato e Harris ha vinto per poco il 50,015% delle volte. Tuttavia, in 294 simulazioni è emerso un pareggio 269-269, pari a circa lo 0,4% del totale. “Mi sentivo come se stessi girando la ruota della roulette”, ha detto Silver, sottolineando che i margini ristretti negli stati cruciali potrebbero oscillare in entrambe le direzioni a seconda delle piccole oscillazioni nell’affluenza alle urne.

Donald Trump, a sinistra, a Warren Michigan, il 1° novembre 2024, e Kamala Harris, a destra, a Madison, Wisconsin, il 30 ottobre 2024. Le possibilità di un pareggio del collegio elettorale (una divisione 269-269) sono insolitamente plausibili, secondo i modelli previsionali e…


Matt Rourke/STAMPA ASSOCIATA

Questo margine ristretto si riflette sia nelle quote di scommessa che nei sondaggi.

SkyBet, una piattaforma di scommesse online, attualmente elenca la probabilità di un pareggio 269-269 a 16/1, ovvero al 5,9%.

La situazione potrebbe verificarsi se, nei sette stati contesi, Harris vincesse Arizona, Nevada, North Carolina e Wisconsin, mentre Trump prevalesse in Georgia, Michigan e Pennsylvania. Ogni candidato potrebbe anche scambiarsi Georgia e North Carolina e il risultato sarebbe lo stesso.

Potrebbe anche accadere se Harris vincesse i tre stati Blue Wall di Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, ma perdesse il 2° distretto congressuale del Nebraska, mentre Trump vincesse i quattro restanti campi di battaglia (i sondaggi suggeriscono che Harris probabilmente vincerà il secondo distretto del Nebraska).Dakota del Nord Distretto congressuale). Altri scenari sono possibili, ma forse meno probabili.

In caso di parità, la Camera dei Rappresentanti deve decidere l’elezione, come descritto nell’articolo II della Costituzione e 12th emendamento.

Il modo in cui funzionerebbe è che ogni stato, indipendentemente dalla dimensione della sua delegazione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, ottenga un voto.

I repubblicani attualmente hanno la maggioranza in 26 dei 50 stati, ma sarà la Camera neoeletta a esprimere il voto il 3 gennaio 2025.

Se uno stato ha un numero pari di rappresentanti e una divisione equa tra repubblicani e democratici, la delegazione di quello stato non può formare una maggioranza a favore di un candidato e quindi quello stato si astiene dal voto.

Solo gli stati con una netta maggioranza nella delegazione (democratici o repubblicani) votano per un candidato. Il candidato che ottiene la maggioranza voti della delegazione statale (almeno 26 su 50) della Camera diventa presidente.

L’ultima volta che la Camera decise un’elezione presidenziale fu nel 1824, quando John Quincy Adams fu eletto nonostante Andrew Jackson fosse in testa sia nei voti popolari che elettorali. In quel caso, nonostante i risultati non fossero in parità, c’erano quattro candidati, nessuno dei quali ottenne la maggioranza nel collegio elettorale.

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